Dopo Husserl e Heidegger, dei quali fu allievo, Eugen Fink (1905-1975) rappresenta la terza grande voce della cosiddetta «fenomenologia friburghese». L’elaborazione del suo pensiero si fondò su un dialogo costante con la tradizione filosofica occidentale. Questo libro ne documenta le tappe più salienti, sul presupposto di una profonda implicazione fra teoresi e storia. Ne risulta uno sguardo d’insieme sul laboratorio concettuale di Fink - arricchito da un ampio apparato bio-bibliografico, che dà conto del piano delle opere complete -, ma anche una rilettura del suo rapporto personale con la fenomenologia, tra «prossimità e distanza». Il libro si inserisce nel quadro della rinnovata attenzione che il dibattito filosofico dedica da alcuni anni all’autore della Sesta meditazione cartesiana e del Gioco come simbolo del mondo.

S. Bancalari - Fenomenologia del non-originario. Fink interprete di Husserl; V. Cesarone - Una fenomenologia aletheiologica. Fink interprete di Heidegger; L. Bisin - La metafora alla prova del concetto. Fink interprete di Nietzsche; S. Bertolini - L’esperienza ontologica al termine della metafisica. Fink interprete di Hegel; R. Lazzari - La rivoluzione ‘cosmologica’ nella Critica della ragion pura. Fink interprete di Kant - A. Ardovino, Dal fuoco al logos. Fink interprete di Eraclito; S. Fink - Biografia di Eugen Fink; R. Lazzari - Bibliografia finkiana.