All’indomani dell’ingresso di Carlo d’Angiò nel regno, Bernardo Aiglerio, abate del monastero di Montecassino dal 1263 al 1282, si trova a dover riorganizzare tutte le terre del Patrimonium. I tempi delle donazioni e della prosperità del monastero sono infatti ormai lontani e molti territori si sono sottratti all’influenza del monastero. Il nuovo abate si trova quindi a dover ristabilire i diritti perduti che vantava sulle terre e sugli uomini che vi abitavano.
Per comprendere appieno la condizione del monastero in quegli anni, ancora poco studiata, bisogna quindi analizzare vari aspetti ad essa collegati.
Per questo motivo il lavoro sarà strutturato in tre parti.
La prima verterà sulla signoria rurale in Italia e cercherà di mettere in evidenza come, dove, quando questa si sviluppò e che caratteristiche particolari aveva rispetto a quella d’oltralpe. La seconda tenterà di evidenziare quella che era la politica economica nel Duecento. Si soffermerà sui rapporti di produzione, sulle conse¬guenze economiche del prelievo signorile e sulla circolazione di beni in questo periodo. Infine la terza cercherà di indagare la situazione socio-economica dell’Abbazia di Mon¬te¬¬cassino e delle sue terre nella seconda metà del Duecento e, in particolar modo, nel triennio che va dal 1266 al 1270, quando era abate del monastero il sopracitato Bernardo I Aiglerio.
Le prime due parti risultano funzionali allo studio della situazione cassinese. Si può parlare di signoria ecclesiastica quando ci si riferisce all’Abbazia di Montecassino? Quali erano i rapporti di produzione nel territorio sul quale il suddetto monastero esercitava la sua influenza? Qual era la situazione del monastero quando la dinastia angioina giunse nel Regno? Proprio a questo proposito metterò in luce la funzione assegnata alle inchieste dal suddetto abate per tentare di ristabilire i diritti perduti di Montecassino e per recuperare le entrate economiche necessarie al sostentamento del monastero.
Le inchieste promosse dal monastero risultano infatti essere il campo privilegiato d’indagine per rispondere a problematiche più ampie.
La prima questione è quindi la seguente: che ruolo viene affidato alle inchieste nelle intenzioni del suo “creatore” e come vengono portate avanti?
La seconda è: il tentativo di ristabilire quei “diritti dimenticati” riesce attraverso l’uso delle inchieste oppure no?
La terza potrebbe essere la seguente: come vengono avvertite dalla popolazione queste inchieste?
La prima cosa che bisogna chiarire è che non esistono dei documenti soltanto “signorili”.
Questo dipende dal fatto che un bene può essere oggetto di diverse transazioni. Sicuramente gli atti di compravendita, di locazione o di permuta forniscono informazioni utili, ma è necessario comprendere la funzione che avevano questi titoli di proprietà, motivo per cui questi atti venivano poi gelosamente conservati, a differenza ad esempio degli elenchi dei censi o delle prestazioni che non lo erano.
Accanto a questa documentazione “privata”, ne abbiamo un’altra che potremmo definire “pubblica”: stiamo parlando degli atti che scaturivano da una controversia, i placiti, oppure dall’XI secolo in poi di carte di querela o di franchigia.
Questi atti riguardavano signori con signori, signori con comunità, enti ecclesiastici e comunità: attraverso essi siamo in grado di tratteggiare un bozzetto di quello che doveva essere il clima conflittuale in Italia tra la seconda metà del XII secolo e la prima metà del XIII.
Ed è proprio attraverso questi atti che si può mettere in luce la situazione critica che si trova ad affrontare il monastero di Montecassino a metà del Duecento.
Infatti questi documenti mostrano gli ambiti in cui i signori esercitano i loro poteri, la natura di questi poteri e il risvolto economico derivante da essi.
Essi inoltre tentano di dare un ordine alle prerogative signorili laddove la situazione era tutt’altro che uniforme.
In conclusione queste carte diventano una “normativa” che, di volta in volta, poteva essere contraddetta o confermata dalla realtà.
Studiare i rapporti di produzione, le conseguenze economiche del prelievo signorile e la circolazione di beni in Italia e in particolar modo nel territorio dell’Abbazia di Montecassino, in questo periodo, permette di avere un quadro di quella che era la politica economica nel Duecento in Italia.
A questo proposito è necessario anche studiare le basi materiali di una signoria, indicare l’entità di un patrimonio fondiario, la gestione, il rapporto che instaurava con la comunità rurale, il ruolo che il prelievo esercitava sulla vita economica della comunità locale, la tipologia di tasse dirette e indirette che gravava su tale comunità.
Il prelievo fornisce l’immagine chiara dei rapporti e delle pratiche che si sviluppano tra signore e contadini. Infatti bisogna ribadire che non è soltanto il valore economico connesso con il prelievo ad avere importanza, ma anche quello simbolico: infatti tali prelievi sancivano ogni volta la subordinazione del contadino rispetto al suo signore. Lo stesso discorso va fatto per le transazioni fondiarie per le quali, come vedremo meglio in seguito, non si tiene conto soltanto del profitto economico che se ne può ricavare.
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