Il presente saggio, scritto a più mani dà i fondamenti di una rinnovata disciplina, la Criminologia Dinamica che, superando la stasi riduttiva dell’impostazione classica, pone a fondamento dell’ausilio forense prove rigorosamente scientifiche, assunte secondo l’epistemologia popperiana in chiave d’interrogazione multipla del dato. Il saggio è anche un vademecum e offre strumenti utili di conoscenza e approfondimento della materia, in particolare del DNA, validi sia per addetti ai lavori che per appassionati dediti a seguire con fervore i tanti processi eclatanti del nostro tempo.
(prefazione di Eraldo Stefani - postfazione di Massimo Pezzuti - copertina di Maurizio Riccardi) |
Il giudice Gennaro Francione introduce la Criminologia dinamica. Ne spiega i caratteri che la distinguono dalla criminologia classica, prima di tutto l’utilizzo dell’epistemologia popperiana secondo la quale una scienza criminologica valida può soltanto inserirsi in un quadro di prove forti, tali per cui davanti a qualunque sperimentatore si raggiunga lo stesso risultato. Gli indizi sono valevoli solo per congetturare ma se non portano a prove, queste sì gravi, precise e concordanti, il processo è fallito. La chiave della criminologia dinamica è la metodologia specifica che deve rispondere alla sequenza “Quis quid ubi quibus auxiliis cur quomodo quando, quantum”. Se il metodo rigoroso attiene all’oggettività dell’indagine è sempre necessario, però, che dietro il suo uso vi sia un soggetto onesto e neutrale. L’autore, alla fine, illustra un decalogo per purificare l’approccio psico-mentale dello scienziato e dei giudici nella sperimentazione.
Il biologo forense Eugenio D’Orio tratta il DNA sotto il profilo scientifico, spiegandone dettagli di natura biologica e tecnica che rendono peculiari le analisi genetiche in contesto forense. Particolare rilievo assume il trattamento della fonte di prova del DNA nel processo penale, per cui se ne analizzano i dispositivi legislativi inquadrati nel dettato costituzionale. Si disaminano anche alcune sentenze passate in giudicato, che hanno “fatto storia” circa canoni e criteri di analisi del DNA, quale elemento valido sotto il profilo probatorio. Infine, vengono trattati aspetti di natura civilistica (come il riconoscimento di paternità) e si sviluppano focus su particolari tipologie di fatti-reato, per la cui definizione, in modo innovativo, può essere validamente impiegata anche la fonte di prova del DNA.
L’avvocato professor Eraldo Stefani nella prefazione mette in rilevo le nuove frontiere della criminologia aperte dal saggio, mentre nella postfazione Massimo Pezzuti, biologo molecolare, genetista forense e direttore presso i laboratori scientifici delle forze di polizia, esamina il rivoluzionario progetto della banca dati del DNA.
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