Questo elaborato nasce dall’esigenza di trattare una tematica complessa, ma quanto mai attuale; la situazione in cui versa il nostro Paese dal punto di vista lavorativo spinge le persone ad interfacciarsi con professioni talvolta in maniera impreparata, benché i rischi legati ad essa non siano affatto di poco conto.
È questo il caso delle Guardie particolari Giurate (G.p.G.), termine con cui vengono definiti i privati cittadini che conseguono un titolo di Polizia che consente loro di lavorare per la sicurezza di beni mobili, immobili, pubblici e privati.
Le notizie di cronaca riguardanti queste figure professionali, ricavate con la procedura dell’Information Retrieval (IR), mettono a fuoco un problema importante: possedere un’arma da fuoco rappresenta un fattore di rischio per l’attuazione di condotte violente auto ed eterodirette?
Scopo di questo lavoro è, oltre all’inquadramento del fenomeno da un punto di vista normativo, cercare di comprendere se è possibile attuare azioni preventive rispetto agli atti violenti, andando a comprendere cosa può significare essere in possesso di un’arma e le implicazioni psicologiche che dovrebbero essere valutate al momento del rilascio del porto d’armi e periodicamente verificate per ottenerne il rinnovo.
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Maria Gaia Pensieri
Sociologa, Criminologa Investigativa esperta in Scienze Forensi, Dottoressa di Ricerca in Scienze Umane e Sociali a indirizzo Criminologico, Professoressa a contratto di Sociologia presso UPM.
Gessica Messina
Medico Legale, Master di II livello in Scienze Criminologico Forensi all’Università “Sapienza” di Roma, Corso di Perfezionamento in “Diagnostica del Child Abuse and Neglect” presso l’Università degli Studi di Milano.
Alessandra Gherardini
Psicologa clinica, esperta in psicologia giuridica e penitenziaria; Dottoressa di Ricerca all’Università di Cassino e del Lazio Meridionale. |