Lo studio indaga l’evoluzione del comportamento prosociale in Italia e si concentra, in particolare, sulle forme di attivismo civico orientate all’altruismo e alla solidarietà.
I comportamenti messi in atto dai giovani tra i 18 e i 27 anni sono il focus di questo lavoro.
Fa da sfondo all’analisi uno scenario profondamente mutato dalle trasformazioni socio-economiche che hanno segnato il passaggio alla società postmoderna.
Tra i principali cambiamenti evidenziamo in primo luogo il prolungarsi della crisi economica globale e le difficoltà dei giovani ad affacciarsi nel mercato del lavoro; o, ancora, l’indebolimento dei legami sociali e la crisi dei sistemi valoriali collettivi. Facciamo dunque riferimento a fenomeni che diminuiscono il grado di coesione e integrazione sociale.
Le domande-guida da cui muove questo lavoro sono state allora le seguenti: chi sono i giovani impegnati in azioni prosociali? Cosa li spinge a dedicare volontariamente tempo e risorse ad altri? Quali bisogni sono soddisfatti da questa scelta e dalla sua attualizzazione nel contesto moderno? Gli ambiti della ricerca sono le associazioni non profit e i movimenti sociali, luoghi privilegiati per il riconoscimento, la consapevolezza e l’organizzazione di questi comportamenti.
Attraverso la realizzazione di 21 interviste, sono state analizzate le motivazioni all’associazionismo partendo dal significato che i soggetti hanno attribuito alla loro esperienza.
Lo scopo che si è cercato di raggiungere è delineare differenti tipologie di partecipazione sulla base del tipo di motivazione dichiarata, del settore in cui si è scelto di operare e delle modalità con cui gli attori sociali hanno definito il loro percorso.
Lo studio muove dalla consapevolezza che analizzare il fenomeno dell’associazionismo giovanile è fondamentale per monitorare la sopravvivenza del non profit e rilevare il livello di coinvolgimento pubblico della società civile.
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